La prima età moderna segna l’inizio della stagione dei grandi viaggi esplorativi intercontinentali e con essa di un ribollire di iniziative e progetti collettivi, di cui l’epistolario di Aldrovandi tiene nota, come nel caso del carteggio sulle spedizioni di erborizzazione del Monte Baldo, con Francesco Calzolari; o dell’invio di campioni vegetali dall’Europa dell’Est da parte del botanico Pietro Andrea Mattioli (Ferri 2007, p. 45) ; o, ancora, della corrispondenza con il naturalista svizzero Conrad Gessner e dello sviluppo dei contatti a Venezia, a Padova, a Firenze, alla ricerca di finanziatori per la spedizione in America (Tugnoli Pattaro 1981, pp. 175-232; 1992, pp. 32-34; Mason 2023, pp. 87-93).
L’incontro con il continente americano, in particolare, impegna le società in una incessante attività di confronto e osservazione reciproca. Il contatto creatosi tra le popolazioni ne modifica i percorsi alla radice e in modo irreversibile, sprigionando una vasta quantità di informazioni, spesso inesatte o astruse, tutte comunque da elaborare. Esse metteranno alla prova la solidità delle conoscenze tradizionali europee sulla genesi dell’umanità, sul tempo, sulla natura. Si produce quindi una contesa filosofica ed epistemologica per confermare, riadattare o superare le categorie di interpretazione della natura, proposte dagli autori classici e percepite ora come limitanti o obsolete per pensare l’alterità incarnata dal nuovo continente.
La forte mobilità che contraddistingue il ‘500 imprime una svolta senza precedenti, tanto alla ricerca scientifica quanto al collezionismo. La raccolta di Palazzo Poggi conserva una memoria implicita di questa inedita tessitura di relazioni e di movimenti, di scambi di informazioni e di materiali, come emerge osservando le diverse provenienze di molti degli oggetti ricostruibili (spesso in mancanza di altri riferimenti) da un esame degli habitat tradizionali di piante e animali.
Sono classificati come di provenienza mediterranea gli esemplari di pesce forca (fig.1) e di pesce martello (fig.2), benché indicato, quest’ultimo, come brasiliano; di origine africana sahariana e sub-sahariana sono invece i sauri, come l’uromastice (fig.3), ritratti anche nelle tavole aldrovandiane (fig.4 e 5); in area “nilotica” (ossia del Mar Rosso o, più in generale, della regione indo-pacifica) si rintracciano gli esemplari di pesce scatola (fig.6) custoditi nel museo.